I diritti delle donne, l’uguaglianza di genere, la Diversity&Inclusion e la sostenibilità sociale sono obiettivi a cui puntano sempre di più governi, istituzioni e imprese con grande energia e fermezza. La parità di genere è, infatti, uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu previsto dall’Agenda 2030 e la questione viene ribadita anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per rilanciare lo sviluppo nazionale in seguito alla pandemia.
I diritti delle donne, in realtà, sono al centro del dibattito da decenni: il principio di non discriminazione in base al sesso viene sancito per la prima volta nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.
Cos’è la discriminazione di genere?
Successivamente con la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) del 1979 si arriva alla definizione della discriminazione di genere: “ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia l’effetto o lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato matrimoniale e in condizioni di uguaglianza fra uomini e donne, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile, o in qualsiasi altro campo”.
Significato di empowerment femminile
Stesso concetto fu ripreso dalle quattro Conferenze Internazionali sulla Donna indette a partire dal 1975 dalle Nazioni Unite e dalle quali emerge questa definizione di empowerment femminile: “Women’s Empowerment è quel processo destinato a modificare le relazioni di potere nei diversi contesti del vivere sociale e personale e volto in particolare a fare in modo che le donne siano ascoltate, che le loro conoscenze ed esperienze vengano riconosciute; che le loro aspirazioni, i loro bisogni, le loro opinioni e i loro obiettivi siano presi in considerazione; che possano partecipare ai processi decisionali in ambito politico, economico e sociale”. Il significato del termine inglese empowerment, infatti, fa riferimento a concetti come stima di sé, autoefficacia e autodeterminazione. Secondo l’EIGE, ovvero l’European Institute for Gender Equality, con l’espressione empowerment femminile, ossia empowerment of women o women empowerment, si intende quel processo grazie al quale le donne acquistano potere e controllo sulle proprie vite, acquisendo di conseguenza la capacità di fare scelte strategiche per loro stesse. Stiamo parlando quindi di quel percorso che attraverso l’educazione, l’informazione, la divulgazione, permette alle donne di riprendere in mano le proprie vite e decidere in autonomia cosa vogliono essere e come vogliono realizzarsi.
I 5 fattori dell’empowerment femminile
Sempre secondo l’Istituto Europeo per la parità di genere quando si parla di empowerment femminile si parla in particolare dei seguenti cinque fattori:
- il senso di autostima delle donne
- il loro diritto di fare e determinare scelte
- il loro diritto di avere accesso a risorse e opportunità
- il loro diritto di decidere della propria vita sia fuori che dentro casa
- la loro capacità di influenzare la direzione del cambiamento sociale per creare un sistema più giusto ed inclusivo
Come si promuove l’empowerment femminile?
Per promuovere l’empowerment femminile, quindi, è molto importante tenere presente tutti e cinque gli aspetti e, soprattutto, impegnarsi per cambiare la cultura e portare il cambiamento necessario per modificare gli equilibri di potere all’interno delle aziende e delle istituzioni che faticano a svincolarsi da una visione asimmetrica in cui le donne godono di meno diritti, meno risorse e meno opportunità a vantaggio di una visione inclusiva e paritaria. Diminuire la disparità di genere nel mercato del lavoro costituisce una sfida e, al tempo stesso, un’opportunità per le aziende con importanti benefici sul piano sociale ed economico perché porta un valore aggiunto in termini di creatività, produttività e competitività.
Ormai da anni, numerose organizzazioni internazionali stimano una forte correlazione positiva tra il tasso di occupazione femminile e il livello del PIL: più donne nel mercato del lavoro equivale a maggiore produzione e creazione di valore aggiunto che si converte in PIL.
Tuttavia è necessario scardinare quegli stereotipi di genere che hanno radici profonde nella nostra società e fanno perno su una concezione patriarcale della famiglia. Fondamentale diventa quindi promuovere un cambiamento culturale e un’equilibrata conduzione del work-life balance, introducendo politiche di welfare aziendale che incoraggino la genitorialità e che sostengano in particolare le donne nel loro doppio ruolo di caregiver e lavoratrici.